VacciNazione by Giulia Innocenzi

VacciNazione by Giulia Innocenzi

autore:Giulia Innocenzi [Innocenzi, Giulia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, General, Medical, Immunology, Business & Economics, Government & Business
ISBN: 9788893885355
Google: Y_tBDwAAQBAJ
editore: Baldini & Castoldi
pubblicato: 2017-12-05T23:00:00+00:00


La scienza libera a rischio

L’industria del farmaco finanzierebbe, secondo alcune stime, i tre quarti delle ricerche biomediche nel mondo.24 Si pongono quindi delle questioni fondamentali sull’autonomia e l’indipendenza della ricerca rispetto agli interessi delle case farmaceutiche. L’apposita commissione istituita dalla Camera dei deputati del Parlamento del Regno Unito, in un documento pubblicato nel 2005, arrivò alla conclusione allarmante secondo cui «l’influenza dell’industria si è estesa a tal punto che ormai numerose attività si muovono contro il pubblico interesse».25 Un’affermazione che diventa ancora più rilevante visto che si tratta della ricerca clinica, cioè la ricerca finalizzata alla scoperta di nuovi farmaci. Secondo il documento stilato dal Comitato nazionale per la bioetica nel 2006, «un numero considerevole di ricerche mediche applicate viene effettuato su iniziativa o addirittura su commissione di industrie che sono fortemente interessate all’affermazione di nuovi farmaci […]. Si viene a creare così un rapporto del tipo “ricercatore/committente” fra il medico che esegue una ricerca e l’industria che concepisce, programma, organizza, finanzia e alla fine cura la pubblicazione della ricerca stessa».26 In un sistema del genere, non sorprende che «studi che dimostrino l’efficacia di un farmaco […] sono in genere più apprezzati e favoriscono maggiormente la carriera di un ricercatore di studi che hanno dato esito negativo».27 Proprio come mi ha detto Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri, mentre giravo il mio documentario: «troppa attenzione viene data all’efficacia di un farmaco, e troppa poca alla sua tossicità. Chi studia gli effetti avversi dei farmaci viene considerato un ricercatore di serie B».28

La crescita degli studi clinici finanziati dalle aziende è esponenziale: nel 1980 negli Usa le aziende finanziavano il 32% delle ricerche in campo biomedico; nel 2000 questa percentuale è salita al 62%. Nello stesso periodo è da registrare all’inverso la riduzione dei progetti di ricerca affidati alle università, passati dal 63% del 1994 al 26% del 2004.29 E le case farmaceutiche, a differenza delle università, nella ricerca puntano sui farmaci che danno più profitto, anziché su quelli che producono più beneficio.30 Il dato è allarmante? Sì, se si considera che sono le case farmaceutiche a essere proprietarie dei dati della ricerca. Il Comitato nazionale di bioetica denuncia che i dati «non vengono messi a disposizione [neppure] dei ricercatori che li hanno prodotti», che potranno averli soltanto dopo che «sono stati rielaborati dagli uffici statistici delle aziende». E in quanto proprietaria dei dati, l’industria non ha interesse a pubblicare i risultati negativi.31 Nel 1999 la SmithKline avrebbe avviato in segreto uno studio per scoprire se il suo farmaco contro il diabete, Avandia, fosse più sicuro per il cuore del suo diretto concorrente Actos. I risultati dello studio sarebbero stati disastrosi: Avandia avrebbe avuto un rischio più alto di complicanze cardiache rispetto ad Actos. Anziché pubblicare questi dati, la casa farmaceutica li avrebbe tenuti nascosti per oltre un decennio, come ha rivelato un’inchiesta del «New York Times» nel 2010. La legge richiede invece che dati del genere vadano sottoposti all’Agenzia del farmaco. «Questi dati non devono essere fatti vedere a nessuno che sia al di fuori della GlaxoSmithKline», avrebbe ordinato una comunicazione aziendale riservata.



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